1. "Que ens beneeixi el
Senyor, font de la vida". La invocació que hem repetit en el Salm
responsorial, estimats germans i germanes, sintetitza molt bé la
pregària quotidiana de cada família cristiana, i avui, en
aquesta celebració eucarística jubilar, expressa eficaçment
el sentit de la nostra trobada.
Heu vingut aquí no tan sols
com a individus, sinó com a famílies. Heu vingut a Roma d'arreu
del món, portant amb vosaltres la convicció profunda que
la família és un gran do de Déu, un do originari,
marcat per la seva benedicció.
Així és, efectivament.
Des de l'alba de la creació, en la família es va posar l'esguard
benèfic de Déu. Déu va crear l'home i la dona a la
seva imatge i els va encomanar un deure específic per al desenvolupament
de la família humana: "els beneí i els digué: sigueu
fecunds i multipliqueu-vos, pobleu la terra" (Gn 1, 28).
El vostre Jubileu, estimades famílies,
és un cant de lloança per aquesta benedicció originària.
Aqusta fou vessada damunt vostre, cònjuges cristians, quan, en celebrar
el vostre matrimoni, us vàreu jurar amor etern davant de Déu.
La rebran avui les vuit parelles de diverses parts del món, que
han vingut a celebrar el seu matrimoni en la trobada solemne d'aquest ritu
jubilar.
Sì, vi benedica il Signore,
fonte della vita! Apritevi al flusso sempre nuovo di questa benedizione.
Essa porta in sé una forza creatrice, rigenerante, capace di eliminare
ogni stanchezza e di assicurare perenne freschezza al vostro dono.
2. Questa benedizione originaria
è legata a un preciso disegno di Dio, che la sua parola ci ha or
ora ricordato: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare
un aiuto che gli sia simile" (Gn 2,18). E' così che, nel
libro della Genesi, l'autore sacro delinea l'esigenza fondamentale su cui
poggia l'unione sponsale di un uomo e di una donna, e con essa la vita
della famiglia che ne scaturisce. Si tratta di un'esigenza di comunione.
L'essere umano non è fatto per la solitudine, porta in sé
una vocazione relazionale, radicata nella sua stessa natura spirituale.
In forza di tale vocazione, egli cresce nella misura in cui entra in relazione
con gli altri, ritrovandosi pienamente "nel dono sincero di sé"
(Gaudium et spes, 24).
All'essere umano non bastano rapporti
puramente funzionali. Ha bisogno di rapporti interpersonali ricchi di interiorità,
di gratuità, di oblatività. Tra questi, fondamentale è
quello che si realizza nella famiglia: nei rapporti tra i coniugi, come
tra questi ed i figli. Tutta la grande rete delle relazioni umane scaturisce
e continuamente si rigenera a partire da quel rapporto con cui un uomo
e una donna si riconoscono fatti l'uno per l'altra, e decidono di fondere
le proprie esistenze in un unico progetto di vita: "Per questo l'uomo lascerà
suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una
sola carne" (Gn 2,24).
3. Una sola carne! Come non cogliere
la forza di questa espressione? Il termine biblico "carne" non evoca soltanto
la fisicità dell'uomo, ma la sua identità globale di spirito
e di corpo. Ciò che i coniugi realizzano non è soltanto un
incontro corporeo, ma una vera unità delle loro persone. Un'unità
così profonda, da renderli in qualche modo nella storia un riflesso
del "Noi" delle Tre Persone divine (cfr Lettera alle famiglie, 8).
Si comprende, allora, la grande
posta in gioco che emerge dal dibattito di Gesù con i farisei nel
Vangelo di Marco, poc'anzi proclamato. Per gli interlocutori di Gesù,
si trattava di un problema di interpretazione della legge mosaica, la quale
consentiva il ripudio, provocando dibattiti sulle ragioni che potevano
legittimarlo. Gesù supera totalmente questa visione legalista, andando
al cuore del disegno di Dio. Nella norma mosaica egli vede una concessione
alla "sclerocardia", alla "durezza del cuore". Ma proprio a questa durezza
Gesù non si rassegna. E come potrebbe, Lui che è venuto appunto
per scioglierla ed offrire all'uomo, con la redenzione, la forza di vincere
le resistenze dovute al peccato? Egli non teme di riadditare il disegno
originario: "All'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina"
(Mc 10,6).
4. All'inizio! Solo Lui, Gesù,
conosce il Padre "dall'inizio", e conosce anche l'uomo "dall'inizio". Egli
è insieme il rivelatore del Padre e il rivelatore dell'uomo all'uomo
(cfr Gaudium et spes, 22). Per questo, sulle sue orme, la Chiesa
ha il compito di testimoniare nella storia questo disegno originario, manifestandone
la verità e la praticabilità.
Facendo ciò, la Chiesa non
si nasconde le difficoltà e i drammi, che la concreta esperienza
storica registra nella vita delle famiglie. Ma essa sa anche che il volere
di Dio, accolto e realizzato con tutto il cuore, non è una catena
che rende schiavi, ma la condizione di una libertà vera che ha nell'amore
la sua pienezza. La Chiesa sa anche - e l'esperienza quotidiana glielo
conferma - che quando questo disegno originario si oscura nelle coscienze,
la società ne riceve un danno incalcolabile.
Certo, le difficoltà ci
sono. Ma Gesù ha provveduto a fornire gli sposi di mezzi di grazia
adeguati per superarle. Per sua volontà il matrimonio ha acquistato,
nei battezzati, il valore e la forza di un segno sacramentale, che ne consolida
i caratteri e le prerogative. Nel matrimonio sacramentale, infatti, i coniugi
- come faranno tra poco le giovani coppie di cui benedirò le nozze
- si impegnano a esprimersi vicendevolmente e a testimoniare al mondo l'amore
forte e indissolubile con cui Cristo ama la Chiesa. E' il "grande mistero",
come lo chiama l'apostolo Paolo (cfr Ef 5, 32).
5. "Vi benedica Dio, sorgente della
vita!". La benedizione di Dio è all'origine non solo della comunione
coniugale, ma anche della responsabile e generosa apertura alla vita. I
figli sono davvero la "primavera della famiglia e della società",
come recita il motto del vostro Giubileo. Nei figli il matrimonio trova
la sua fioritura: in essi si realizza il coronamento di quella totale condivisione
di vita ("totius vitae consortium": C.I.C., can. 1055 § 1), che fa
degli sposi "una sola carne"; e ciò tanto nei figli nati dal naturale
rapporto tra i coniugi, quanto in quelli voluti mediante l'adozione. I
figli non sono un "accessorio" nel progetto di una vita coniugale. Non
sono un "optional", ma un "dono preziosissimo" (Gaudium et spes,
50), iscritto nella struttura stessa dell'unione coniugale.
La Chiesa, com'è noto, insegna
l'etica del rispetto di questa struttura fondamentale nel suo significato
insieme unitivo e procreativo. In tutto ciò, essa esprime il doveroso
ossequio al disegno di Dio, delineando un quadro di rapporti tra i coniugi
improntati all'accettazione reciproca senza riserve. Ciò, oltre
tutto, viene incontro al diritto dei figli di nascere e di crescere in
un contesto di amore pienamente umano. Conformandosi alla parola di Dio,
la famiglia si fa così laboratorio di umanizzazione e di vera solidarietà.
6. A questo compito sono chiamati
genitori e figli, ma, come già scrivevo nel 1994, in occasione dell'Anno
della Famiglia, "il "noi" dei genitori, del marito e della moglie, si sviluppa,
per mezzo della generazione e dell'educazione, nel "noi" della famiglia,
che s'innesta sulle generazioni precedenti e si apre ad un graduale allargamento"
(Lettera alle famiglie, 16). Quando i ruoli vengono rispettati,
in modo che il rapporto tra i coniugi e quello tra genitori e figli si
svolga in modo compiuto e sereno, è naturale che per la famiglia
acquistino significato ed importanza anche gli altri parenti, quali i nonni,
gli zii, i cugini. Spesso, in questi rapporti improntati a sincero affetto
e aiuto scambievole, la famiglia svolge un ruolo davvero insostituibile,
perché le persone in difficoltà, le persone non sposate,
le vedove e i vedovi, gli orfani, possano trovare un luogo di calore e
di accoglienza. La famiglia non può chiudersi in se stessa. Il rapporto
affettuoso con i parenti è un primo ambito di quella necessaria
apertura, che proietta la famiglia verso l'intera società.
7. Accogliete, dunque, con fiducia,
care famiglie cristiane, la grazia giubilare, che in questa Eucarestia
viene abbondantemente effusa. Accoglietela prendendo come modello la famiglia
di Nazaret che, pur chiamata a una missione incomparabile, fece il vostro
stesso cammino, tra gioie e dolori, tra preghiera e lavoro, tra speranze
e prove angustianti, sempre radicata nell'adesione alla volontà
di Dio. Siano le vostre famiglie, sempre più, vere "chiese domestiche",
da cui salga ogni giorno la lode a Dio e si irradi sulla società
un flusso benefico e rigenerante di amore.
"Ci benedica il Signore, fonte
della vita!". Possa questo Giubileo delle famiglie costituire per tutti
voi che lo state vivendo un grande momento di grazia. Sia anche per la
società un invito a riflettere sul significato e il valore di questo
grande dono che è la famiglia, costruita secondo il cuore di Dio.
Maria, "Regina della famiglia",
vi accompagni sempre con la sua mano materna.